Torniamo all’amore. Torniamo alla Resistenza.

Torniamo all’amore. Torniamo alla Resistenza

È stata una scelta potente quella di Andrea Iovino: svegliarsi il 25 aprile a Torre Pellice, nel cuore di una valle che sa ancora di Resistenza. Non una “giornata”, ma una festa, come deve essere chiamata. Perché la liberazione è rinascita.

E la rinascita, come diceva Joyce, si compie nei cuori di chi condivide la storia.

Andrea, presidente di Bimed, Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo, ha portato in piazza un racconto che non è solo suo: è di tutti. È dei suoi nonni, partigiani e valorosi… e della nonna. Un racconto autentico, tratto da fonti vive, documentali, indiscutibili.

Con la voce di chi ama profondamente la libertà, Andrea ci ha invitati a rispettare la parola “Resistenza”. Perché è una parola di confine, una linea tracciata con il sangue, con la scelta, con l’amore.

Non tutti hanno diritto di pronunciarla, se non ne riconoscono il peso.

In mezzo al pubblico, quando Andrea ha ricordato le parole della nonna – “Si’ fess comm’e o nonn!” – ci siamo sentiti anche noi così: innamorati, ostinati, liberi. Grati.

E ha risuonato anche la storia di un giovane soldato campano, di Atrani nello specifico, piccolo paesino della costiera amalfitana. Scrisse al fratello, chiedendo il testo di una canzone che parlasse della sua amata.

Nel Mezzogiorno, oltre 300.000 vite si sono spente nella Grande Guerra. A Redipuglia, su ventidue gradoni, riposano 100.187 caduti. Lì, insieme ai noti e agli ignoti, c’è anche quello di Plinio, il giovane soldato innamorato. La sua canzone resta. E dice:

La più bella di tutte le belle
non sarà mai più bella di te.
Vita della mia vita, cuore del mio cuore,
sei stata il mio primo amore
e il primo e l’ultimo sarai per me.

Questa è la Resistenza. È amore. Solo amore.

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