Informati o deformati?

Informati o deformati?

Un problema che dovrebbe interessare molto la scuola

Questo è e sarà certamente il millennio delle comunicazioni e dunque il millennio della stragrande e libera diffusione delle informazioni.

Ma di fatto che cosa è una Informazione?

L’informazione può essere descritta e intesa in tanti modi. A livello generale, come ogni qualsiasi notizia, è un dato che permette di acquisire una conoscenza più o meno esatta di fatti, situazioni, modi di essere, eventi, storie, manifestazioni, etc. Ma dobbiamo aggiungere subito che il concetto di informazione non è che sia ben definito e chiaro, poiché tende ad assumere sfumature diverse in base ai vari contesti e mezzi all’interno del quale si trasmette, si riceve o si ricerca nei vari mezzi di comunicazione cartacea, televisiva, e ancor più nei tanti diffusi mezzi elettronico-digitali. Tra l’altro mezzi, questi ultimi, in cui la figura dell’informato è sempre più integrata a quella dell’informatore.

Quindi ora facciamo un semplice elenco possibile sulla tipologia delle Informazioni:

La prima cosa che oggi altera sempre più la qualità dell’Informazione è data dal grande abuso delle Fake news create apposta per deviare le comunicazioni-informazioni prodotte da stati, politici, enti e società che vogliono creare ambiguità fra il vero e il falso. Dall’altra parte non dobbiamo dimenticare che oggi, ogni comune utente può immettere informazioni senza alcun criterio logico-scientifico o comunque produrre tutta una serie di messaggi o dati non sorretti da verifiche attendibili che dovrebbero almeno poter giustificare il valore della informazione immessa nei vari siti o app multimediali.

La seconda cosa è data dal bisogno che i mezzi digitali sorreggono prevalentemente Informazioni brevi, stringate, che tendono a impegnare la mente-memoria dei lettori per tempi brevi, atti a produrre nel loro corpo-mente attenzioni psicofisiche ed intellettive molto limitate. Questo bassa concentrazione indotta dalla brevità dei messaggi e delle informazioni sviluppa negli utenti digitali questi limiti: a) abitudine e sviluppo di attenzioni e concentrazioni limitate; b) l’impossibilità, data la brevità, di porsi il tema-problema sul quanto sia vera o falsa l’informazione acquisita; c) da ciò si deduce che quanto più un corpo-mente si abitua a ricevere (e magari pure a inviare) informazioni stringate, tanto più svilupperà un pensiero sintetico  limitando la propria intelligenza alla produzione di riflessioni e idee altrettanto limitate anche sul piano neuronale.

La terza cosa, che poi è la più importante, è che questo meccanismo basato sulla strutturazione mentale di pensieri stringati, nel tempo-spazio intellettuale della persona si auto-limita in un abitudinario disimpegno che porta il corpo-mente a non porsi in forma critica difronte a queste informazioni. E ciò induce a non sviluppare il bisogno di una conoscenza più consistente e più profonda dei fatti e degli eventi umani.

Sarebbe come dire che ogni informazione ri-stretta, ri-dotta e quindi veloce, non “chiede” al lettore quella giusta concentrazione intellettuale che possa renderla criticabile, valutabile, giustificabile e sostenibile. Questo perché per giungere a ciò, oltre ad avere a che fare con una informazione sostanziosa ed esaustiva, c’è bisogno di un impegno psicofisico molto più consistente da parte del lettore che, oggi, invece di assumere un “sano pasto” intellettuale, si affida ormai al “vizio” mentale assunto, a un “misero spuntino” informativo. Ed è proprio da questo “vizio informativo”, che l’utente si rende schiavo incosciente di quel piccolo tempo-spazio che lo priva dall’impegnarsi ad andare oltre i messaggi ri-stretti: questo è un limite, per colpa di quella pigrizia mentale, che ormai da tempo gli utenti hanno imposto all’uso della loro ben più ampia intelligenza.

Questa pigrizia mentale, se non si arricchirà di una forte presa di coscienza, rischierà di espandersi in una condotta generale sempre più limitatrice della persona intesa come identità intellettuale.

Da qui possiamo appellarci alla locuzione latina espressa da Cartesio: Cogito ergo sum, che sta per Penso dunque sono. E quindi se abituiamo il nostro corpo-mente a pensare solo sulla base di concetti ri-stretti, co-stretti, in-certi, in-sicuri, e dunque non facilmente verificabili, allora dobbiamo riconoscere che il pensiero, la memoria e l’intelligenza umana appassirà nel costruirsi come entità Deformata.

Per la Scuola questo rischio di Deformazione intellettiva dovrebbe essere un grande tema-problema, al quale dovrebbe poter promuovere dei rimedi che possano ampliare ogni ri-strettezza cognitivo-informativa.

Cosi, tanto per fare un esempio riparativo: Potremmo essere tutti d’accordo che una delle più grandi Fake news è stata quella imposta a Galileo Galilei (nel 1633) da Papa Urbano VIII quando gli impose di rinnegare la teoria copernicana eliocentrica sul moto dei corpi celesti. Oggi se qualcuno trovasse scritto, in un qualsiasi mezzo digitale, che il Sole e i pianeti girano attorno alla Terra, non ci penserebbe un attimo ad affermare: Ma questa è una bufala!

Ma quanti saranno i ragazzi in classe a saper giustificare che quell’informazione è davvero falsa? Quanti pensieri, ragionamenti, esempi dovrebbero esternalizzare per dimostrare che hanno ragione?

Ecco quindi il motivo per il quale una qualsiasi informazione stringata, falsa o vera che sia, ha assolutamente bisogno di amplificarsi, di espandersi, e quindi di impegnare maggiormente l’intelligenza dei nostri giovani a produrre costrutti mentali più consistenti, più ampi e intelligenti, poiché devono poter giungere a dimostrare tanto la veridicità quanto la falsità di ogni informazione.

Quindi:

Attenti docenti e discenti, la deformazione intellettuale ci attende ogni giorno nei mezzi di comunicazione di massa!

La società, quella vera e sana, ha bisogno di persone Informate!

di Maurizio Spaccazocchi