Cerimonia Commemorazione Gesto Simbolo

Cerimonia Commemorazione Gesto Simbolo

di Maurizio Spaccazocchi e Andrea Iovino

Questa è una delle tante immagini della commemorazione del 46mo anniversario della strage di Acca Larentia a Roma. No non siamo qui per spiegare l’accaduto, ma a parte le tante libere e pure improvvisate analisi e interpretazioni date dai partiti dalle associazioni e dal governo, vorremmo fare delle considerazioni basate sulle quattro parole presenti nel nostro titolo che, malgrado le tante disattenzioni, sono importanti sia sul piano etimologico e linguistico e sia perché sono intimamente fra loro integrate. Analizziamole:

Cerimonia

L’etimologia di questa parola, tanto abusata in questi giorni, ha origine latina in caerimonia che sta per venerazione, per culto e quindi anche con l’esaltazione di valori ritenuti importanti poiché sono sorretti da credenze sia religiose per alcuni, e per altri connessi a uno stile o una condotta di vita (filosofica, politica, etica) ritenuta prioritaria rispetto ad altre forme filosofiche, politiche ed etiche diverse tanto dal punto esistenziale quanto umano-umanitario generale.

Commemorazione

Questa parola nel suo senso più profondo sta per richiamare alla memoria qualcuno, qualcosa che però, essendo anche sinonimo di cerimonia, quando si riporta alla memoria non si rimanda solo al fatto nudo e crudo, ma si ricollega anche a quello stile di vita, a quelle credenze e quell’etica o a quella visione del mondo che è ben con-fusa all’atto del commemorare.

Gesto

Il gesto, in questo specifico caso quello del saluto romano, fa parte integrante della cerimonia e che quindi non può fare a meno di identificarsi a quel saluto romano tanto esaltato nel periodo fascista. Periodo che oltre al gesto, ogni volta che si faceva, entrava a far parte di un rituale, e cioè di quel cerimoniale che richiamava alla memoria (cum-memorare) tutti i dis-valori politici ed etici di quel tempo storico come di quel partito. Nessun italiano oggi, nel vedere una persona che fa questo saluto romano, richiamerebbe attraverso i suoi neuroni Adriano o Giulio Cesare, “vedrebbe” benissimo e chiaramente ciò che quel gesto porta con sé. In breve, non esiste un gesto che non sottolinei uno stato d’animo, un credo, una intenzione, una visione del mondo.

Simbolo

Legando assieme, come è di fatto, cerimonia, commemorazione e gesto, non possiamo fare a meno di coinvolgere la parola simbolo, che dal latino sýmbolus, al greco symbállo sta per accostare, confrontare e quindi a quel “mettere assieme” contenuti e valori sia universali che particolari.

Ecco perché queste quattro parole inserite in un chiaro contesto ci confermano che si tratta di un vissuto che esalta i dis-valori particolari di uno stile di vita, di una filosofia, di un’idea del mondo e delle relazioni umane tipiche del pensiero fascista. Altro che sminuire questo fatto a una semplice cerimonia commemorativa… i simboli nella vita non sono mai dei semplici gesti!  A noi non ci appartengono.