Staffette speciali
Ogni scuola di diverso indirizzo educativo-formativo, come ogni giovane studente e studentessa che la frequenta, sono la chiara dimostrazione di una fucina in grado di dar vita a diverse forme di intelligenza (cfr. Howard Gardner, Formae Mentis). Queste intelligenze multiple e diverse, troppo spesso non si incontrano, non si confrontano, percorrono singole strade di pratiche e di teorie che, al contrario, per arricchirsi, potenziarsi e liberarsi, dovrebbero intrecciarsi. Sì, è questo intreccio di forme mentali che le nostre staffette speciali vogliono promuovere per evitare quel chiuso che isola i diversi indirizzi di studio creati da principi gerarchici oggi non più giustificati. Il diritto ad ogni forma di studio è prima di tutto il diritto inalienabile alla evoluzione di intelligenze diverse che sanno rispettare sempre e comunque la vita, di tutti.
La ricerc/Azione che attiviamo annualmente sulla Staffetta ci permette di determinare sperimentazioni finalizzate a ottimizzare l’offerta formativa e quest’anno di porre in essere un’attività che coinvolge gli studenti di ogni ordine e grado. A seguire daremo indicazioni per alcune specifiche connotazioni di esercizio che legheranno la narrazione a ambienti ritenuti sempre più fondamentali in funzione della crescita e della cittadinanza. Quanto appresso tiene conto anche di quanto proposto e sancito dal MIUR in ambito al Piano Triennale delle Arti.
A seguire, dunque, le indicazioni per collegare alla scrittura del capitolo attività inerenti la musica, la matematica, le attività coreutiche, l’innovazione tecnologica, etc., partendo dall’elenco delle specificità che abbiamo immaginato per poi descriverne in abstract i contenuti che saranno seguiti da un tutor esperto del settore.
Ascoltare, immaginare, inventare, drammatizzare, mettere in scena sono soltanto alcuni dei processi cognitivi che esercitiamo se impariamo a giocare con le storie.
Attraverso l’esercizio della narrazione, i bambini si confrontano con le proprie emozioni e con il mondo che li circonda, sperimentando un modo di imparare utile e divertente.
Come sottolinea Gianni Rodari, nella Grammatica della fantasia, non esistono storie giuste o sbagliate, storie belle e brutte, ma durante questa esperienza ognuno è libero di abbandonare razionalità e coerenza per approdare a territori inesplorati ed è compito degli adulti valorizzare la capacità dei più piccoli di reagire alla narrazione e interpretarla in modo creativo.
Da uno degli esercizi rodariani nasce la Staffetta del binomio fantastico.
Secondo Gianni Rodari, il binomio fantastico è l’accostamento di due parole insolite in grado di innescare un corto circuito nella fantasia di grandi e piccini per creare una storia. E’ l’arte di sapere inventare, stimolare i bambini a farlo li aiuterà a sviluppare la capacità di risolvere i problemi divertendosi. Il binomio fantastico aiuta a sviluppare il pensiero laterale (l’osservazione del problema da diverse angolazioni)! Il nonsenso può restare tale!
E perciò se ogni singola parola può ispirare un racconto, sarà necessario trovare ciò che crea un binomio fantastico, cioè un incontro-scontro tra due termini apparentemente estranei.
Scrive Rodari: «La parola singola agisce solo quando ne incontra una seconda che la provoca, la costringe a uscire dai binari dell’abitudine, a scoprire nuove capacità di significare. Non c’è vita, dove non c’è lotta». Occorre, quindi, che i vocaboli siano sufficientemente distanti tra loro al fine di mettere in moto l’immaginazione.
Come funziona la Staffetta del binomio fantastico?
Sarà compito della Docente guidare i piccoli scrittori nella lettura della storia e una volta letti tutti i capitoli precedenti la classe dovrà individuare due parole, dal significato assolutamente distante fra loro, presenti all’interno del capitolo precedente… e su quelle parole strutturare la propria narrazione creando un corto circuito di fantasia.
Tutti i segni grafici che lasciamo, in qualunque occasione, sono ricchi di significato perché racchiudono in essi un processo evolutivo che intreccia il piacere dell’azione con l’ascolto.
È proprio l’ascolto che influenza il nostro modo di tracciare segni, scarabocchi o figure definite a seconda di se si tratta della lettura di un libro, una canzone o una riunione.
La figura chiusa o aperta, astratta o ben definita di per sé non ha necessariamente un significato, ma la fase di un processo in cui ciò che è più importante è l’esperienza stessa, il tempo e l’attenzione, la curiosità e la ripetitività nel fare. Obiettivo di questa Staffetta è scegliere un segno che caratterizzi la narrazione e che dia una consapevolezza rispetto al significato del testo.
In cosa consiste la Staffetta Graphic Scratch?
Ogni capitolo della Staffetta dovrà essere accompagnato da un segno grafico che caratterizzi la narrazione.
Ad esempio se nel capitolo si parlerà di un campo di grano, di una fattoria, di campagna il segno grafico potrebbe essere una spiga di grano. Potrà essere utilizzato un foglio di carta poi scansionato o direttamente disegnato in digitale. Il disegno dovrà essere ad un solo colore e stilizzato come nell’esempio qui sotto.
Esempio di segno grafico |
Le Sperimentazioni
Negli ultimi anni la Staffetta propone alcuni percorsi di scrittura sperimentali che valorizzano il lavoro del territorio e l’impegno dei docenti che vi aderiscono.
Lo Staff Bimed ha raccolto le esperienze delle insegnanti che aderiscono a questi particolari percorsi sperimentali, cosa le spinge ad aderire a questa attività, in quale contesto lavorano, e quanta esperienza in campo educativo hanno maturato. I docenti e la scuola nella quale operano L’età media dei docenti Quali docenti aderiscono ai progetti sperimentali I bambini che hanno partecipato alla sperimentazione Attraverso quale “canale” è stata scoperta la Staffetta? Quando si intraprende un percorso sperimentale? La Staffetta è un percorso inclusivo? Perché? Quel che è emerso dal questionario è che la Staffetta con le sue sperimentazioni si rivela uno strumento potente, in grado di essere efficace anche a distanza, di generare coesione e coinvolgimento e di aggregare intorno a sé quella comunità di pratica che condivide una visione di scuola inclusiva e accogliente per tutti.
Il mondo dei servizi educativi che il questionario ha fotografato è connotato da insegnanti ed educatori che lavorano nella sezione primavera, nella scuola dell’infanzia (36,8%), nell’asilo nido (26,3%), nella scuola primaria (15,8%) e nella scuola media (10,5%).
Si tratta prevalentemente di scuole comunali (63,2%) o statali (31,6%).
Su questo dato incide indubbiamente la presenza degli asili nido che sono comunali. Esigua la presenza di realtà private, paritarie o convenzionate.
I docenti e gli educatori di realtà pubbliche hanno dai 41 ai 55 anni (il 70% circa) e oltre (15,8%). Solo un gruppo minoritario è al di sotto dei quarant’anni (15,85).
La fotografia si sovrappone all’età media dei docenti italiani anche se, in particolare per la fascia 0/6 anni, vi sono realtà in media più giovani.
Sono docenti preparati, diplomati (circa la metà) e laureati (l’altra metà).
Aderire a un percorso sperimentale sembra essere una scelta consapevole da parte di chi ha maturato un’anzianità di servizio oltre i dieci anni (36,8%) spesso oltre i venti o trenta anni di lavoro (più del 25%) oppure un’anzianità media intorno ai dieci anni (25%).
Il ruolo di docente di classe o di sezione è ampiamente prevalente (63,2%) con una forte presenza di educatrici, insegnanti di scuola dell’infanzia, e una significativa presenza di docenti di sostegno. Rispetto alla materia insegnata molti insegnanti rispondono di “contribuire allo sviluppo psicomotorio, cognitivo ed emozionale del bambino” oppure di insegnare “materie artistiche, scientifiche, motorie, ed attività mirate per lo sviluppo dell’autonomia”.
I gruppi di bambini che hanno partecipato alle sperimentazione comprendevano in maggioranza tra le venti e le venticinque unità (oltre la metà del campione) seguiti da gruppi tra i quindici e i venti bambini (circa un quarto). Colpisce una percentuale di gruppi oltre le venticinque unità (10,5%). In questi gruppi sono presenti in media uno o due alunni BES, una percentuale in linea con la media delle classi. Gruppi di bambini, dunque, assolutamente sovrapponibili alle realtà del territorio nazionale.
Scoprire la Staffetta e la sua comunità di pratica educativa inclusiva sembra passare attraverso il passaparola tra colleghi e amici (circa la metà del campione) o attraverso esperienze di formazione dedicate (circa un quarto). Il canale istituzionale della segreteria e del Dirigente conclude il quadro.
La metà delle docenti fa la Staffetta da almeno tre anni, un quinto da due anni e solo un quinto intraprende un percorso sperimentale alla prima esperienza col format.
Quindi la scelta di partecipare a un percorso sperimentale viene maturata quando si conosce la Staffetta e i suoi meccanismi di base. Infatti circa la metà delle docenti segna la sua “prima volta” in un percorso nuovo. Alcune (circa un terzo) avevano già provato la Staffetta delle Famiglie che nell’anno 2019/20 è giunta alla terza edizione.
L’avventura della Staffetta è condivisa all’interno della scuola come percorso di continuità orizzontale (altri docenti della scuola partecipano a percorsi sperimentali) o verticale come momento di continuità con la scuola dell’infanzia.
Poco più di un terzo del campione intervistato ha partecipato agli albi senza parole nella scuola dell’infanzia, un quarto alla Staffetta delle Famiglie, un sesto alle carte degli ambienti (medie) e dei personaggi (primaria) e un sesto alla Staffetta dei Nidi.
A questa domanda i docenti (e riportiamo solo alcuni interventi) hanno risposto in modo positivo e molto variegato sottolineando i diversi livelli di coinvolgimento:
– le famiglie (“Aiuta e coinvolge le famiglie in modo piacevole perché è un modo di socializzare e dare spazio alla fantasia”; “Partecipano anche genitori distanti dalle iniziative proposte dalla scuola in precedenza”);
– i colleghi (“perché dà la possibilità di lavorare insieme e di confrontarsi sia con i colleghi sia con le famiglie”; “Stimola la collaborazione tra i docenti”);
– la comunità scolastica (“Ognuno ha l’opportunità di partecipare attivamente contribuendo ad un progetto comune che è uno strumento che unisce culture, pensieri, tradizioni diverse”).
La Staffetta delle Famiglie è un’esperienza di continuità educativa orizzontale e rappresenta il voler mettere in atto qualcosa di straordinario. Tutto questo è nato grazie alla piena volontà e alla completa adesione ai valori del progetto da parte delle famiglie. Abbiamo messo insieme, così, una comunità di pratica che travalica le mura scolastiche e si consolida grazie all’interazione tra tutti gli attori del processo di crescita che continua e continuerà, con la Staffetta di Scrittura, a disseminare un’idea di società che sia in grado di far dialogare le generazioni, mettendole insieme, affermando il valore della cooperazione, superando i pregiudizi e amando quell’idea di cultura che ci avvicina ai “saperi” nell’intento di percorrere la strada della conoscenza proiettati verso il bene. Questa Staffetta è particolarmente indicata per attivare processi che facciano partecipare le famiglie all’esperienza di scrittura e lettura collettiva e condivisa dei bambini. Le famiglie che hanno preso parte a questa iniziativa hanno ricevuto uno strumento di dialogo e di riflessione con i propri figli dando valore alla dimensione della lettura e della scrittura collettiva come elemento trasversale che attraversa i percorsi di crescita dei bambini. Clicca e visita la pagina della Staffetta delle Famiglie
Un albo senza parole gioca sugli sguardi, sulle prospettive e sulla sorpresa. A volte anche se le parole sono assenti, le immagini permettono che il contenuto assuma ancora più spessore. È la magia della narrazione, la forza della sottrazione e dell’immagine che riempie il non detto di un senso ulteriore. Di finali ne abbiamo tanti, prendeteli tutti quanti! Clicca e scarica il libro con il Multifinale Rodariano 2019-2020 Clicca e scarica il libro con il Multifinale Rodariano 2020-2021 Il primo grazie è per Paola Faorlin, docente e ricercatrice autorevole con cui riusciamo a condividere visioni che non hanno bisogno di patti perché scaturiscono dall’empatia e da quel comune sentire che ci permette di percorrere gli stessi cammini senza il bisogno di evocare i principi etici che, piuttosto, preferiamo praticare. Grazie a Paola questa bellissima storia che è la Staffetta di Scrittura si è congiunta con i bambini che transitano nel reparto pediatrico del Gaslini. Di questi bambini abbiamo parlato tanto, di questa esperienza dobbiamo continuare a raccontare, perché la forza straordinaria che si percepisce immaginandoli a contatto con un foglio bianco, a giocare con la penna, a parlare insieme inseguendo i tratti della loro narrazione, è qualcosa che commuove e ti permette di verificare che, sì, è vero… è proprio vero che la creatività, il dialogo, lo stare insieme e il condividere sono una ineludibile determinante di ben/essere. Parte quest’anno la sperimentazione CAA grazie alla collaborazione con la Professoressa Gabriella Sirni dell’IC Gabelli di Misterbianco. La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) è un approccio dai vari volti, ma dallo scopo univoco di offrire alle persone con bisogni comunicativi complessi la possibilità di comunicare tramite canali che si affiancano a quello orale. La CAA non si propone di sostituire il linguaggio verbale: al contrario, in quanto aumentativa, la CAA prevede la simultanea presenza di strumento alternativo e linguaggio verbale orale standard, che si accompagna al simbolo visivamente e oralmente, tramite il supporto del partner comunicativo che la pronuncia ad alta voce.
Gli albi senza parole sono una finestra verso le possibilità della fantasia.
E se questa storia non ti piace com’è, cambiala da cima a fondo,
fattene un’altra da te!”