Tracce di vita e Pietre focaie

Tracce di vita

In questo tempo incerto, di isolamento e sospensione della libertà, “SENTIRSI SPENTI” è lo stato d’animo più espresso dai ragazzi e dalle ragazze che incontro. Eppure la PASSIONE è da sempre linfa imprescindibile dell’età giovanile, pura energia, fame e sete di vita, ampio respiro per un’identità di passaggio che si apre al futuro, al possibile, all’infinito.
Un tempo di grande ESPANSIONE, una voglia matta di esprimersi, sognare, desiderare…
Voglia di vivere e di sentirsi vivi.
Amori e amicizie a tinte forti iniziano, finiscono e poi rinascono. Sentimenti reciproci e altri non corrisposti, delusioni, illusioni, speranze, aspirazioni danno forma all’immaginario.
Quanto movimento! Un moto perpetuo.
Passione nel bene e nel male… anche le cadute generano un movimento vitale.
L’istinto di rialzarsi è più forte della gravità.
Le “passioni tristi” ne sono parte integrante, fonte di ispirazione artistica per grandi cuori di tutte le epoche.
Diventano…
parole di denuncia in un canto trap
corpi che danzano per uscire dall’immobilità
poesia nelle pagine di un diario
frammenti di sé catturati in mille scatti fotografici
storie su “Insta” per un mondo in ascolto
playlist musicali per sentimenti erranti
graffiti che urlano sui muri della città
silenzi eloquenti quando non ci sono parole
muri da abbattere
finestre da spalancare
lacrime per sciogliere il gelo
risate per volare
Tracce di vita
per sentire di esistere
per non essere invisibili
lasciando un segno di sé.

Pietre focaie

Come sciogliere quest’incantesimo?
Come noi adulti possiamo aiutarli a RIACCENDERSI?
Alimentiamo la loro passione in ogni modo possibile. La vita si svolge nel quotidiano e ciò che accade tutti i giorni nutre o intossica, dà energia o la sottrae.
Ritroviamo il piacere nei gesti lenti del contadino… ariamo e concimiamo il terreno della nostra RELAZIONE con loro, rendiamola fertile. Seminiamo valori, coltiviamo la fiducia, il dialogo, mettiamo i paletti per sostenerli, irrobustiamo la loro volontà e insegniamogli l’arte della pazienza. Al frutto serve tempo per maturare. Il suo tempo. E per raccoglierlo occorre saper aspettare.
Solo se sappiamo incarnarla possiamo contagiarli con la nostra passione, sprigionando il suo potere. Non basta raccontarla, va vissuta. Si sente, si riconosce, si fiuta. È la forza motrice, fuoco che accende l’anima.
Questa linfa si sta spegnendo in modo preoccupante, in un tempo sospeso che dura troppo a lungo, già messa fortemente alla prova da un’epoca che appanna la possibilità di proiettarsi nel futuro. Non mi stupisce, data la nostra impronta sociale.
Il naturale movimento di espansione è rallentato, in qualcuno si è incagliato e cede il passo ad una CONTRAZIONE, un’introflessione, un ripiegamento su se stessi.
Spegnersi attenua il dolore, protegge da un sentire invadente, persino assordante.
Come orientarci nel caos? Qual è la prima cosa da fare?
Ripartiamo dalle loro BRACI. Si sono spenti, ma sono vivi!
Cerchiamo di essere per loro pietre focaie, generatori di scintille vitali, capaci di riaccendere il loro fuoco. Risvegliamo la motivazione, l’impulso verso qualcosa o qualcuno che è nel mondo. Lo accolgo, lo desidero, lo incontro, mi ci scontro nonostante, almeno in parte, io lo tema. E’ lì che succede qualcosa di nuovo, di autentico, si genera un movimento, nasce una direzione, uno scambio. Allora sì, sono nel mondo, anche quando sono nella mia stanza. Gli appartengo. Mi appartiene.
Penso sia il primo avamposto per difendersi dal vuoto, dalla noia e dalla paura.
Se il fuoco è acceso siamo salvi. SIAMO VIVI. Il resto si fa da sè…

di Antonella Garello