E se in questo 1° maggio ‘21 per festeggiare decidessimo di lavorare?

Non sarebbe semplice, potremmo, però, decidere insieme di occuparci di chi ha bisogno… I ragazzi potrebbero far stare a casa le badanti e trascorrere la loro Festa (perché anche gli studenti fanno festa …) con i nonni e le nonne, magari cucinando (oggi ci sono i tutorial che ti fanno credere che in un minuto sei già un grande chef), sistemando la casa, raccontando loro una storia o, piuttosto, semplicemente ascoltandoli senza farsi distrarre e guardare il cellulare… Certo questo per i ragazzi non è un lavoro… Forse non lo era, alla loro età, manco per le badanti che hanno fatto stare a casa, però, forse, “occuparsi” per un giorno dei nonni darebbe ai nostri ragazzi una dimensione più reale di cos’è quel lavoro. E se i nostri ragazzi il I maggio facessero, loro il lavoro dei docenti, se li portassimo su una catena di montaggio, o se invece di dargli il cornetto facciamo fare loro il cornetto a partire dall’impasto… non quello veloce, quello di qualità che se lo vuoi buono lo devi cominciare alle 5 di mattina. E se, pure, quelli che tutti i giorni lavorano dietro una scrivania decidessero, il I Maggio, di intonacare una soffitta, tagliare legna, stare accanto al pizzaiolo, sedersi su una bici da rider a correre per portare da mangiare a quello scocciato sulla porta che ha i soldi e ti guarda strano perché hai fatto un minuto di ritardo; o andare a servire in una sala adesso che siamo (e sbagliamo) nel liberi tutti, o stare per otto ore a dialogare con i vapori della macchina del caffè a servire ai ridenti al banco che blaterano di diritti del lavoro e di lavoro  che poi sono quelli che con il loro cianciare ci stanno facendo perdere I DIRITTI (conquistati con la lotta dura ma veramente dura dei nostri padri, nonni e bisnonni) e il LAVORO!

Perché dovremmo fare questo? Per ritrovare il sorriso, la verità, la comprensione… Per scoprire che il lavoro non è solo salario, ferie, oppure lo sciopero che ti porta a fare camminando per strada ciò che da seduto non fai nell’ufficio… Il lavoro è quella determinante che attraverso l’energia mentale e fisica ti porta a sentire la dignità dell’esistere e la grandiosità dell’opera che ognuno può rendere al contesto di cui è parte. È non è importante che tu sia uno scienziato, un imbianchino, uno scrittore, o un macchinista… Quello che è veramente importante riguarda l’amore che sei in grado di mettere in quello che stai facendo… Poco più di un secolo fa si lavorava, vessati, sedici ore al giorno, oggi i nostri figli rischiano la vessazione che proviene dall’inedia generata da coloro i quali ci raccontano che il lavoro non c’è… Meditiamo… il I maggio almeno, meditiamo.

Ecco è fuggito il dí festivo, ed al festivo il giorno volgar succede,
e se ne porta il tempo ogni umano accidente.
Or dov’è il suono di que’ popoli antichi?
or dov’è il grido de’ nostri avi famosi,
e il grande impero di quella Roma, e l’armi,
e il fragorío che n’andò per la terra e l’oceáno?
 

E ancora meditiamo su queste altre parole:
Su fratelli, su compagne, su, venite in fitta schiera: sulla libera bandiera splende il sol dell’avvenir. Nelle pene e nell’insulto ci stringemmo in mutuo patto, la gran causa del riscatto niun di noi vorrà tradir.

Il riscatto del lavoro dei suoi figli opra sarà: o vivremo del lavoro o pugnando si morrà. o vivremo del lavoro o pugnando si morrà, o vivremo del lavoro o pugnando si morrà.

Anche se con un linguaggio ottocentesco questo stralcio iniziale tratto dal testo che Filippo Turati scrisse nel 1886 noto come l’Inno dei Lavoratori, si percepisce con chiarezza il reale valore che aveva per gli uomini di quel tempo il lavoro, il lavoro come espressione di una comunità, di un popolo.
Disposto a morire per un lavoro, disposto a morire per difendere il lavoro.
Ma oggi questo senso del lavoro come comunità ha bisogno di riaccendersi?
Come combattere l’oppressione attuale di lavori costretti al rispetto insensibile di algoritmi disumani?
L’amore fra le persone, il sorriso fra le genti si genera soprattutto attraverso la vita come lavoro, sia esso manuale o intellettuale, ma ancor di più ritrovando quella aspirazione etica che ognuno di noi dovrebbe avere nei confronti di ogni lavoratore, cioè verso una nuova coscienza del sapere e del fare umano.
Meditiamo davvero questo 1° maggio 2021!

Andrea Iovino e Maurizio Spaccazocchi