L’Essere Umano fra Terra e Cielo

di Maurizio Spaccazocchi

È da quando ognuno di noi è diventato Homo Erectus che la nostra esistenza è mutata radicalmente. Prima come animali quadrupedi rivolti esclusivamente verso il basso, con le quattro zampe ben “artigliate” sul terreno e sempre pronte tanto per l’attacco quanto per la fuga, con un olfatto ben specializzato per valutare profumi e puzze d’ogni genere, con una scarsa possibilità di emissioni sonore se non simili a ululati, latrati, ringhi, grugniti, etc. Ebbene da quando siamo diventati la più raffinata specie eretta, da quando abbiamo staccato da terra i due arti anteriori per renderli bracci e mani intelligenti, abbiamo tutti acquisito delle capacità sorprendenti: la dote manipolatrice e prensile nei confronti dei materiali e delle cose circostanti, la possibilità di osservare gli altri a quattrocchi e di incominciare a comprendere quanto il loro volto esprimesse condivisione e contrasto, a scoprire l’ambiente circostante come spazio di vita positivo o negativo, ad iniziare a interagire sempre più con il linguaggio del corpo (le relazioni prossemiche, la tattilità generale, i rapporti epidermici, etc.) fino alla nascita della pre-lingua per giungere al grande sviluppo della lingua come dote specifica che ha qualificato la nostra specie.

Eventi casuali? Fortuna? Frutto di imperfette perfezioni? Chissà?

Resta comunque il fatto che ora siamo qui, su questa Terra (altra fortuna non da poco), con tutto il bagaglio neuronale che la nostra specie ha accumulato sin da quando eravamo quadrupedi.

Ma ora siamo in piedi, e una volta in piedi, la visione del mondo muta radicalmente per noi esseri umani, muta radicalmente anche senza considerare il nostro potenziale intellettivo: ora le nostre gambe restano attaccate a Terra, ferme o in movimento gravitano verso il terreno, viviamo sapendo di essere attaccati al terreno sottostante, di avere radici ben interrate che non possiamo sradicare dal nostro sistema nervoso… insomma, in parole povere, non possiamo negare di essere figli della nostra Madre Terra!

Ma c’è qualcos’altro oltre a questa grande fortuna ricevuta, ed è che da quando ci siamo alzati in piedi su questa nostra Madre Terra, si è originato in noi anche un pensiero più alto, meno gravitazionale, potremmo dire etereo, esaltante, immaginifico, e perché no anche spirituale. Troppo spesso il nostro essere in piedi, il nostro poter rivolgere le braccia verso il cielo diurno e notturno, il nostro poter innalzare lo sguardo verso le nuvole e verso le stelle e gli pianeti, ci ha permesso di relativizzare quella che noi credevamo di essere la più grande e più importante forma di esistenza presente nell’Universo. Ed è proprio da quando siamo diventati esseri umani in postura eretta che, grazie alla magnificenza dell’universo visibile sopra di noi, il nostro sistema nervoso, oltre ai pensieri terreni, ha dovuto iniziare a elaborare pensieri celesti, ha dovuto iniziare a far volare le idee, le visioni, le fantasie, i sogni, la leggerezza di una mente che, oltre ad agire in termini gravitazionali, ha iniziato ad agire in termini antigravitazionali, portando la propria mente a “indossare le ali” della libertà, della spiritualità.

Ed è proprio su queste due dimensioni, non opposte ma in evoluzione contigua, che la nostra specie ha bisogno di evolversi armoniosamente fra la sua dimensione terrena e quella spirituale*.

E con molta probabilità, queste due dimensioni contigue, oltre ad essere stimolate dalla varietà dei comportamenti vitali umani, hanno pure bisogno di essere stimolate, apprese e comprese all’interno della relazione educativo-formativa. I giovani, come tutti noi, hanno il diritto e il dovere di sviluppare armonicamente sia il pensiero reale-materiale sia quello fantastico-spirituale. Si tratta di mantenersi, nello stesso momento, con le radici-pensanti ben assestate alla Madre Terra e con le ali-pensanti ben espanse verso lo spazio aperto all’infinità della mente umana.

La metafora di questo discorso potremmo riassumerla in questo breve storiella che abbiamo intitolato Il seme della buona e giusta esistenza:

Tempo fa, non si da bene quando, uno strano seme cadde dalle mani del Creatore Supremo e andò a posarsi fra la sostanza bianca e grigia che ogni uomo e ogni donna ha all’interno del proprio sistema nervoso.

Questo seme, o chissà cos’altra cosa fosse, però, non in tutta la specie umana iniziò a germinare, tanto è vero che alcune di queste persone non riuscirono a vivere appieno la loro esistenza.

In altre persone, il seme germinò, penetrando con forza le sue radici nel sistema nervoso e lì stette benissimo perché offriva al corpo umano la sicurezza del vero attaccamento alla terra e alla vita.

Ma coll’andare del tempo questa certezza procurò in quelle persone tanta amarezza per l’assenza di aspirazioni, di sogni, per l’incapacità di far volare la mente dove il corpo non sarebbe mai potuto andare.

In altre persone ancora il seme si trasformò in due bellissime ali che permisero di far volare la mente umana verso fantasie surreali, verso sogni esaltanti, come pure verso inebrianti desideri.

Ma… quanto più questi voli erano fantastici tanto più la gente si perdeva in universi senza fine, poiché quel seme non aveva prodotto le giuste radici utili per rimanere attaccati ai quotidiani pensieri terreni.

Il Creatore Supremo allora pensò: Mi auguro che dalla discendenza degli esseri umani il seme possa germinare sia come pianta dalle forti radici, sia come uccello dalle possenti ali, per poter far sì che uomini e donne possano sempre più fondere i loro pensieri terreni, logici e reali, con quelli creativi, fantastici e spirituali. Nella speranza che questo sia per tutti il seme della buona e giusta esistenza.

Sino a che punto possiamo sostenere che la Scuola di ogni ordine e grado si sia assunta veramente il compito di stimolare lo sviluppo di queste ali-pensanti presenti già in ogni popolo primitivo sin dalla notte dei tempi?

Potremmo ritenere che le culture e le educazioni colte si siano sempre più attestate verso discipline che potessero dar sempre più credito alle radici-pensanti, alla materialità dell’esistere?

Che cosa mai potrà accadere alle nuove generazioni con la perdita del pensiero fantastico e della spiritualità laica?

Una vera relazione cognitivo-educativa come può trascurare quella dimensione dell’umano che la nostra specie ha iniziato a sviluppare dal momento i cui si è sollevata da Terra per rivolgere lo sguardo verso l’universo cielo?

In questo preciso momento, in cui il Covid sta facendo di tutto per creare sempre più, in noi e nelle giovani generazioni, incertezze nei confronti della nostra stessa presenza vitale in questa Terra, affidarsi alle ali-pensanti della libertà spirituale non poteva funzionare come un ulteriore sviluppo della nostra mente rivolta alla positività dell’esistere in comune sotto lo stesso accogliente cielo?

 

*Con il termine spirituale intendiamo innanzi tutto un bisogno specifico e pertinente alla nostra specie, sia visto in ottica laica e sia aperto a visioni e credenze non obbligatoriamente connesse al concetto di fede religiosa tipica. Spirituale è quindi tutto ciò che può indurre ogni essere umano verso pensieri che sanno andare oltre le visioni terrene e materiale della vita, del mondo e dello stesso Universo. Con gli aspetti laici di spiritualità possiamo comprendere ogni forma d’intelligenza fantastica, estatica, meditativa, contemplativa, surreale, elaborativa, etc. che è in grado di prendere coscienza che si trova in una “altra” postura mentale che non la distoglie dal poter distinguere il concetto di radici-terrestri con quello di ali-spirituali.