Ciao Maurizio…

Caro Maurizio,

da qualche minuto hai assunto una dimensione differente. E abituarsi a questa dimensione differente, te lo scrivo per farti sentire in colpa!!!

Sarà difficile, di più. Mi hai regalato quindici anni della tua vita e donandoli al sottoscritto hai fatto tanto per Bimed. Forse più di ogni altro. È stato un dono il tuo cercarci, il tuo instancabile esserci, il tuo accompagnarci, il tuo dedicarti ai nostri operatori, che tu non volevi mai li chiamassi così perché, per te, prima ancora che per me erano molto di più.

Dicevi “sono loro che ci aiuteranno a cambiare la scuola, sono loro che concependo appieno la missione di Bimed sapranno ricreare il clima di cui ha bisogno la scuola”. E loro te ne sono grati, Maurizio, anche se non saprebbero dirtelo per come vorrebbero. Ora sono in silenzio, un silenzio incombente che mi massacra Maurizio perché è come se avvertissi fuori di me quello che sento dentro di me. Perché se è vero che a loro hai dato tanto, quello che si è giovato più di ogni altro di te, sono senz’altro io che mi sentivo, mi sento e mi sentirò in debito ancora di più domani e in ogni altro domani che verrà.

In questi quindici anni abbiamo condiviso un impegno che ti ha esposto più del dovuto. Hai sposato la mission di Bimed a 360° e nessuno meglio di te ha saputo spiegare al mondo, non soltanto al nostro mondo, quanto fosse necessario cambiare il fare scuola, il non omologarsi, il non mortificare, il non trincerarsi dietro i pregiudizi, il non seguire pedissequamente le teorie e i filoni del momento, il non stare in superficie e cercare, invece, di andare a fondo delle cose perché, le nuove generazioni e noi stessi, per essere umani avremmo dovuto sentire continuamente dentro il valore del donarsi a chi è di fronte a te.

Mentre scrivo, di getto, attraverso con il guardo dell’anima il tempo che mi hai donato. Cos’è che non abbiamo fatto insieme? Abbiamo studiato e nonostante le mie povere capacità sei riuscito a rendermi migliore, abbiamo mangiato, dormito, viaggiato, abbiamo condiviso palchi, scrivanie, musica, teatro, formazione, scrittura, arte, filosofia, tecnologia… E sono tanto orgoglioso di essere stato sempre un passo indietro rispetto a te perché tu sei un gigante Maurizio.

Certo, lo sai, non lo dai a vedere, non vuoi darlo a vedere e riesci a mettere a proprio agio chiunque: non a caso mi chiedono continuamente di te i dirigenti, i docenti, ma anche le persone comuni che abbiamo incontrato nel nostro lunghissimo girovagare e che poco avevano a che fare con il nostro mondo… I camerieri, i portieri di albergo, i fonici e gli addetti ai services, le maschere, quelli che chiamano personale ATA, gli autisti… “E Maurizio?” Questo è ciò che hanno continuato a chiedermi sino a ieri. Lo facevano sorridendo e non chiedevano del “Chiar.mo Prof. Spaccazocchi” perché sapevano, sanno e sappiamo che rifuggivi ogni forma di ampollosità.

Abbiamo attraversato il tempo, l’Europa, l’Italia da cima a fondo sfidando i piani alti grazie al tuo coraggio e alle tue competenze. Il caso ha voluto che proprio ieri ritirassi l’ultimo libro che Bimed si onora di averti pubblicato.

Come se lo sapessimo io e te… E non sai quanto mi costa evitare le imprecazioni… Perché io e te, è da qualche anno che ci diciamo della necessità di lasciare tracce che possano essere utili alla scuola, lontane dalla supponenza e dalle consuete presunzioni dei tanti, troppi, prezzolati pseudo intellettuali che continuano a puntare il dito contro la scuola preoccupandosi soltanto di avere facondi rapporti con i piani alti ma senza mai importarsi concretamente del mondo della scuola.

Maurizio mio, fossi qui ti direi che in questo momento mi sento patologicamente solo.

So, però, che mi risponderesti male e mi diresti della grandiosità della nostra comunità di pratica educante. Sei nel vero, tu, ancora una volta tu, Maurizio mio lo so… So anche, però, che niuno del mondo che abbiamo condiviso, non stia provando ciò che sento io in questo momento.

Perché tu sei un gigante Maurizio mio e il tuo proteggere era così grandioso che proteggevi anche dal sole cocente senza fare ombra a niuno.

Ciao Maurì… e ora mi sento in colpa anche perché per timore reverenziale non sono mai riuscito a dirti che ti ho voluto un mondo di bene.

Lo faccio ora, con l’auspico che ti faccia ridere così come tante volte il pagliaccio che sono, è riuscito a farti ridere.

Maurì ti voglio un mondo di bene.

Andrea