Nessuno dovrebbe mai dover scegliere tra il lavoro e la vita. Tonino aveva 27 anni quando è stato colpito alle spalle da un colpo di lupara, la sera del 30 agosto del ’78.
Tonino era un cuoco, ancor prima era un uomo giusto, un sindacalista, iscritto al partito comunista. Era stato uno scout. Quando si trovò davanti una partita di carne avariata destinata ai lavoratori, si rifiutò di prepararla: «Non la cucino. È fetenzia». Un gesto semplice, un atto di onestà, divenne il gesto rivoluzionario che gli costò la vita. Lì a Pagani, provincia di Salerno, quegli anni erano tempi di bande e armi: la criminalità organizzata gestiva il territorio, accaparrandosi appalti e forniture.
Innamorato della vita, della montagna, della cucina, Tonino Esposito Ferraioli era un eroe silenzioso, un cittadino che aveva a cuore i diritti dei lavoratori. Scelse di non voltarsi dall’altra parte. Voleva giustizia, correttezza, dignità.
Oggi è riconosciuto vittima innocente della camorra, senza che mai ci sia stato un processo, con i colpevoli noti e impuniti.
Il fratello Mario porta in tutta Italia la sua testimonianza. Bimed gli dedica una voce, attraverso la puntata dedicata a Tonino del podcast “In fuga per la Vittoria”.
La sua storia ci ricorda che la legalità inizia dai gesti più semplici. Comincia da un “no” detto con coraggio, davanti a un lotto di carne avariata.

