Tutto è cominciato con una domanda. Anzi, con tante domande.
Perché i nostri studenti fanno così fatica con la matematica?
Perché le discipline scientifiche sembrano così lontane dalla loro vita?
E, soprattutto, cosa possiamo fare per accorciare questa distanza?
È proprio da qui che ha preso il via il corso “Le STEM e l’avanguardia metodologica: Metodo IBSE”, guidato da una figura fuori dal comune: Gennaro Sorrentino. Il corso parte da due suoi importanti progetti, realizzati anche grazie al supporto di altri ricercatori: il libro “Insegnare le STEAM con la metodologia IBSE”,e il gioco di carte “Feel, Find, Fight Gender Stereotypes”
Il libro è pratico e ispirante, e propone esempi concreti di attività, progetti interdisciplinari e strategie operative per integrare l’approccio investigativo IBSE nelle diverse fasce d’età e contesti scolastici. Il libro valorizza l’interconnessione tra le discipline STEAM, promuovendo un apprendimento olistico, attivo e centrato sullo studente.
F³GS è un innovativo gioco di carte didattico pensato per avvicinare gli studenti e le studentesse alle STEM in modo ludico e coinvolgente, superando gli stereotipi di genere. Basato sulle azioni Find, Feel, Fight, aiuta a riconoscere i pregiudizi, comprenderne l’impatto e sviluppare consapevolezza critica. Promuove parità, inclusione e competenze trasversali come pensiero critico, problem solving e collaborazione.
Gennaro Sorrentino è un dirigente scolastico, sì, ma anche un astrofisico, un ricercatore, un formatore appassionato di innovazione didattica e, soprattutto, un uomo capace di far brillare le scienze agli occhi degli insegnanti. Il suo curriculum? Un viaggio tra le stelle, dall’Università di Bologna all’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, fino ai laboratori della Federico II di Napoli. Ma nel corso, le stelle erano altre: i docenti partecipanti.
Un laboratorio di idee (e di esperimenti)
Durante il corso, insegnanti della scuola primaria, della secondaria di primo e secondo grado si sono messi in gioco. Il punto di partenza era chiaro: le STEM (che con l’inserimento delle loro “cugine” artistiche, diventano STEAM) sono fondamentali, ma vanno insegnate in modo nuovo, più coinvolgente, più vicino al modo in cui davvero si apprende.
Ed è qui che entra in scena l’IBSE: Inquiry-Based Science Education. In altre parole, insegnare scienze come se si facesse ricerca. Gli studenti e le studentesse non ricevono semplicemente spiegazioni, ma vengono invitati a osservare, porsi domande, formulare ipotesi, testarle, discutere i risultati. Un piccolo laboratorio scientifico… dentro ogni aula.
Il docente diventa guida, l’aula diventa scoperta
Durante il corso, si è parlato di come costruire ambienti di apprendimento stimolanti, di come valorizzare la curiosità naturale degli studenti e delle studentesse, e di come trasformare la lezione in un’avventura. Gennaro Sorrentino ha portato con sé un bagaglio ricco di esperienze, ma ha lasciato che fossero i partecipanti a costruire il proprio percorso, progettando unità didattiche IBSE da testare in classe.
Le attività sono state pratiche, concrete, collaborative: si è progettato, discusso, provato, migliorato. Un vero e proprio laboratorio di didattica attiva. E il bello? Non si è parlato solo di scienza, ma anche di competenze digitali, risorse innovative, e nuove modalità di valutazione più aderenti alla realtà dell’apprendimento scientifico.
Un corso, mille domande… e altrettante risposte
Alla fine del percorso, ogni docente è uscito arricchito non solo da nuove conoscenze, ma da una nuova visione dell’insegnamento. Perché, come ha ricordato più volte il formatore, “insegnare non è trasferire nozioni, ma creare le condizioni per farle nascere”.
E se c’è una cosa che questo corso ha insegnato, è che la curiosità è la vera chiave della conoscenza — per gli studenti e le studentesse, certo, ma anche per gli insegnanti.